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venerdì 25 maggio 2012

FILETTI DI SOGLIOLA CON LE VIOLETTE

 
Oggi è l'ultima puntata per noi (St)renne fondatrici della raccolta di maggio dedicata ai fiori, ma il progetto non termina certo qui: la prossima settimana pubblicheranno le nostre (St)rennine, le blogger che hanno vinto l'edizione di marzo del contest gluten-free di

venerdì 18 maggio 2012

CAPESANTE CON SALSA DI PANNA AI FIORI DI ERBA CIPOLLINA


Grazie dei fiori, questo è il titolo dell'attuale progetto delle (St)renne, che si propone di esplorare un ingrediente delicato e aromatico.

Naturalmente per utilizzare i fiori commestibili bisogna seguire qualche piccolo accorgimento. Le persone che soffrono di allergia ai pollini farebbero meglio a consultare

venerdì 11 maggio 2012

Filetto di cernia in crosta di calendula


Pare che la primavera si sia decisa ad arrivare nella nostra Penisola, e noi (St)renne abbiamo pensato di salutarla con una serie di ricette che la richiamino direttamente: le ricette con i fiori!
Grazie dei fiori è infatti il titolo di questa raccolta, che ci ha viste impegnate a fare ricerche sia sui fiori commestibili, sia su ricette per i medesimi.

Quando si parla di ricette con i fiori viene spontanea l'associazione con i dolci, ma non è detto che sia così. Alcuni fiori hanno un gusto che si sposa a meraviglia con le preparazioni salate, ed è proprio questo il lato che ho deciso di esplorare nel corso di questo progetto.

Ma non è tutto! Anche questo progetto delle (st)Renne è legato alcontest di Stefania Le (St)renne gluten-free, che vede voi impegnati a interpretare lo stesso tema delle (St)renne in chiave gluten-free, e noi in veste di giudici. Le 5 vincitrici potranno fregiarsi del titolo di (St)renne per un mese e tra tutte le vincitrici di ogni mese (da settembre 2011 a maggio 2012) sarà estratto il nominativo della fortunata che vincerà un week-end per due persone al Baglio Costa di Mandorla di Paceco (TP), sulla via del sale e del vino.
Le prime tre settimane del progetto pubblichiamo noi (St)renne (lunedì Menù Turistico, martedì Assaggi di Viaggio, mercoledì Cardamomo & Co., giovedì Cuocicucidici e venerdì io).
L'ultima settimana toccherà invece alle Strennine, vincitrici della tornata di marzo del contest che stavolta sono Roberta (La valigia sul letto), Patty (andante con Gusto), Eleonora (Burro e miele), la Roby (Le chat egoiste) e Mai (Il colore della curcuma). 

Partecipate quindi numerosi e non perdete l'ultima occasione di vincere questo meraviglioso week-end!

La mia prima ricetta ha come co-protagonista la calendula: antivirale, antisettica e anti-infiammatoria, ha un sapore amarognolo e leggermente piccante che la rende adatta ai piatti salati.

venerdì 23 marzo 2012

Cailles en sarcophage


C’è stato un periodo della mia vita, da ragazza (e quindi diversi lustri fa ^_^) in cui ho
sofferto di una leggera forma di depressione. Mi svegliavo al mattino con un nodo allo stomaco e andavo a dormire la sera con il medesimo nodo, come se dovessi sostenere un esame universitario ogni minuto della giornata. La sensazione era talmente familiare che non ci facevo nemmeno più caso, ma non per questo era gradevole. All’epoca ero magrissima – pesavo 48 kg – pur mangiando come un lupo, da tante energie mi faceva consumare questo stato di angoscia perenne.
Una sera davano alla TV un film, Il pranzo di Babette. Sono sempre stata appassionata di cucina e poi il film era tratto da un racconto di Karen Blixen, così ci siamo messi a guardarlo tutti quanti, in famiglia.

Il film era semplicemente magico: la poesia e la delicatezza con cui ogni personaggio era tratteggiato, la bellezza dei paesaggi e delle riprese, lo svolgersi intero della storia intorno alla protagonista, tutto mi ha coinvolta fin dalle prime scene.
Babette, fuggita dalla Francia dove suo marito e suo figlio sono stati uccisi a seguito della repressione dei moti della Comune di Parigi, si rifugia in Danimarca presso due anziane signorine, figlie di un Decano protestante che aveva fondato una piccola congregazione. I fedeli della piccola comunità cominciavano ad essere divisi da forti dissapori, frutto della convivenza stretta in un’isola che offriva poche distrazioni.

Babette lavora come domestica presso le due signorine e con molta umiltà impara da loro le semplici ricette di cucina con cui esse si nutrono e che portano ai poveri. Le insegnano a cucinare una zuppa di pane e birra e lei senza la benché minima spocchia impara la ricetta, per poi migliorarla piano piano, quasi insensibilmente. Le cose durano così per una ventina d’anni, poi la svolta: l’unico legame con la Francia che Babette ha è un biglietto della lotteria nazionale che un amico fedele (Achille Papin, il cantante d’Opera che l’aveva raccomandata alle due signorine e che un tempo aveva desiderato sposare una di esse) acquista per suo conto ogni anno. Quell’anno il biglietto di Babette vince il primo premio, 10.000 franchi.
E’ anche l’anno delle celebrazioni per il centenario della nascita del Decano, e le sue anziane figliole sono molto preoccupate per le divisioni sempre più forti che continuano a lacerare la congregazione.

Babette si offre di preparare un pranzo per celebrare l’anniversario e chiede alle signorine un favore: vuole offrire lei il pranzo. Queste accettano, sebbene un po’ riluttanti, e Babette si mette subito all’opera: fa una lista degli ingredienti e la consegna a un suo nipote, capitano di una nave che fa la spola tra la Francia e la Danimarca. Nel frattempo gli inviti vengono diramati ai membri della congregazione.
Quando gli ingredienti arrivano, la loro abbondanza e varietà sconcerta fortemente le due anziane signorine; in particolar modo una grossa tartaruga turba i sogni di una delle due sorelle, che teme le fiamme dell’inferno per il “sabbath” che si sta preparando nelle loro cucine. In lacrime confida i suoi timori alla congregazione, e tutti decidono che non faranno alcun commento sul cibo.
I preparativi nel frattempo fervono e quando arrivano gli ospiti, tra loro vi è anche il nipote della signora più anziana della congregazione, un Generale che da giovane aveva voluto sposare l’altra figlia del decano e che, respinto dal padre di lei, aveva deciso di seguire la sua ambizione e fatto una brillante carriera.

La sera dei festeggiamenti sarà chiarificatrice per tutti, innanzi tutto per il generale che non ha trovato la felicità nelle sue numerose soddisfazioni professionali e mondane. E’ una serata di resa dei conti, di bilanci della vita, “quegli inventari fatti sempre senza amore”; ed è proprio il Generale, estraneo alla congregazione, che permetterà agli altri invitati di gustare appieno il pranzo preparato da Babette e le gioie che la vita ha da offrire. Il cibo è il mezzo attraverso cui la catarsi si compie e la bellezza della vita emerge in tutto il suo splendore. Il Generale commenta ogni singolo piatto da conoscitore e racconta di una famosa chef donna (cosa insolita per quei tempi) al Café Anglais di Parigi: una cena per 12 lì costava 10.000 franchi, ma quella donna sapeva trasformare il cibo in una specie di avventura amorosa che trascinava i sensi dei commensali. Aveva perfino inventato un piatto, le Cailles en Sarcophage, che erano un po’ la sua “firma” e, meraviglia... le Cailles en Sarcophage vengono presentate in tavola in quel momento, una per ogni commensale!

Gustando il cibo magistralmente preparato da Babette il Generale si rende conto che nessuna scelta della nostra vita va sprecata e il suo toccante discorso conclusivo aiuta anche gli altri commensali a ritrovare la pace con se stessi e con gli altri: “nella vita siamo chiamati a fare delle scelte e a volte ci sembra di dover rinunciare a qualcosa. In realtà non è così: quello che abbiamo scelto ci viene dato e quello cui abbiamo rinunciato ci viene pure accordato, sebbene in un altro modo,  perché Grazia e Verità si sono incontrate, Giustizia e Pace si sono baciate”. La salvezza è un hic et nunc, è qui ed ora, oppure non c’è.
A partire da quel momento tutti i commensali gustano e commentano il cibo con una libertà che non si erano sognati prima. Ognuno fa la pace con se stesso e con il suo prossimo, scherzano anche sui piccoli imbrogli che si sono fatti negli anni e quando escono fanno perfino un girotondo attorno alla fontana del paese.

Babette viene dunque rivelata per quello che è: una grandissima Chef, che pure ha umilmente preparato la zuppa di pane e birra per tutti quegli anni senza far pesare la sua superiorità a nessuno e che continuerà a essere la fedele domestica delle due anziane signorine, perché per acquistare gli ingredienti di quel pranzo ha speso tutti i 10.000 franchi vinti alla lotteria. Quando una delle due signorine osserva che è di nuovo povera, lei ribatte: “Un artista non è mai povero: ho dato solo il meglio di me”. Preparare quel pranzo è stata una vera gioia e una grande soddisfazione per lei, non ha bisogno di altro. Ed è allora che la signorina Filippa, la quasi sposa di Achille Papin tanti anni prima, le ripete una frase che Papin stesso le scrisse nella lettera di raccomandazione di Babette: “Quando arriverete in Cielo, sarete l’artista che Dio ha voluto che foste: oh, come farete gioire gli angeli!”. 

Il film si conclude con una frase bellissima che si scambiano le due anziane sorelle prima di ritirarsi per la notte: "Le stelle sono venute più vicine. Forse verranno più vicine ogni sera".

Me lo ricordo ancora, benché siano passati tanti anni: il film è terminato e io mi sento più leggera. C’è qualcosa di diverso, ma non riesco a capire cosa… e poi capisco: quella sensazione di angoscia, il nodo perenne allo stomaco che mi accompagnava da mesi, è scomparso. Sono andata a letto rasserenata, con quell’ “oh, que vous ferez réjouir les anges” che mi risuonava ancora nelle orecchie.
Certo, il mattino dopo il nodo era ricomparso, ma quel magico film lo aveva rimosso per qualche ora e mi aveva donato tanta pace e tanta serenità.
A poco a poco ho risolto i miei problemi e il nodo allo stomaco non si è più presentato, però ogni volta che mi sento triste, depressa o giù di corda prendo il DVD del Pranzo di Babette e me lo riguardo: il suo effetto su di me rimane immutato negli anni.

E’ per questo che l’ultima Donna (St)raordinaria a cui voglio dedicare una ricetta è lei, Babette, e lo faccio con il suo “signature dish”, le Cailles en Sarcophage. 


Ho cercato a lungo la ricetta; su tutti i siti italiani che ho visitato ho trovato sempre la stessa identica ricetta, scritta con le medesime parole e senza che da un sito all’altro cambiasse una virgola; siccome nessuno scriveva la sua fonte è difficile capire chi l’abbia scritta per primo. Tuttavia la versione italiana non mi convinceva fino in fondo. Mi sono rivolta alla Francia allora, Terra natia di Babette, e lì ho trovato una ricetta decisamente migliore, che vi presento.

Ma prima di passare alla ricetta permettetemi di spendere due parole sul concorso legato al progetto Donne (St)raordinarie, legato al contest di Stefania Le (St)renne gluten-free, che vede voi impegnati a interpretare lo stesso tema delle (St)renne in chiave gluten-free, e noi in veste di giudici. Le 5 vincitrici del contest di marzo saranno incor(o)nate (St)renne per un mese, e parteciperanno al nostro prossimo progetto nonché a tutto il backstage ad esso legato; tra tutte le vincitrici di ogni mese (da settembre 2011 a giugno 2012) sarà estratto un nominativo che vincerà un week-end per due persone al Baglio Costa di Mandorla di Paceco (TP), sulla via del sale e del vino.
Questa settimana è l'ultima in cui noi (St)renne ufficiali pubblichiamo: la prossima settimana sarà la volta delle vincitrici del concorso di gennaio: Mai, Eleonora, Greta, Patty e Gaia. 

Partecipate anche voi al concorso, dedicando una ricetta gluten-free a una Donna (St)raordinaria: un’attrice, una scienziata, una donna politica, il personaggio di un romanzo, l’autrice di un libro… L'importante è che sia una donna famosa (niente mamme, zie e nonne please, lasciamo gli Avi ad Anna di Masterchef!) e che sia chiaro il legame tra la donna e la ricetta.   

E adesso tutti pronti a gustare le 

domenica 18 marzo 2012

Le Strenne Inc. presentano...

Clicca qui per visionare il video

"Parlami D'Amore Annalù"- antologia degli scatti più emozionanti, coinvolgenti e commoventi della Strenna più esilarante, creativa e meravigliosamente incorreggibile di tutte, che oggi compie 38 anni. 

Vogliamo festeggiarlo con un piccolo pensiero, che è un regalo per tutti: perchè le sue fotografie sono un'iniezione di emozioni allo stato puro, una staffilata che va dritta al cuore, un groppo in gola che blocca il respiro- e meriterebbero per questo ben altri prosceni, più affollati ed autorevoli di quelli che possiamo offrirgli noi. 




L'augurio è che siano tutte dietro l'angolo, le mille occasioni che si merita-e pure tutte in fila, in modo che possa coglierle ad una ad una, senza tralasciarne nessuna. Da parte nostra, vogliamo comunque tributargli il riconoscimento più ambito, più agognato, la statuetta che tutti bramerebbero avere e che da oggi risplenderà nel suo palmares, a perenne memoria di un compleanno da ricordare.
Buon compleanno, Fabio!

venerdì 16 marzo 2012

Salmone "radioattivo" di Marie Curie


La Donna (st)raordinaria di cui voglio parlarvi oggi e a cui ho dedicato una ricetta è Maria Sklodowska Curie.



Nata a Varsavia il 7 novembre 1867 ultima di 5 sorelle, Maria Sklodowska compie i primi studi sotto l’egida del padre, ma è costretta a recarsi a Parigi nel 1892 per approfondirli, perché l’università di Varsavia non ammetteva le donne agli studi. Si laurea in Matematica e Fisica nel 1894 e quell’anno conosce Pierre Curie, un docente di Fisica, che sposa l’anno seguente.

I coniugi Curie si dedicano fin da subito allo studio delle radiazioni, stimolati dalle ricerche di illustri scienziati dell’epoca, e nel luglio 1898 annunciano alla comunità scientifica la scoperta di un nuovo elemento chimico, ribattezzato polonio in onore della patria di Maria. Quello stesso anno scoprono un'altra sostanza sconosciuta e potente, che chiamano radio a causa dell’intensità delle radiazioni che emette. Durante i successivi quattro anni i Curie raffinano una tonnellata di pechblenda, una roccia contenente tanti minerali radioattivi tra cui uranio, polonio e radio, isolando una frazione di radio sufficiente per analizzarne a fondo le proprietà. Intuendo che la radiazione è una proprietà atomica dell'uranio, ma che potevano esistere altri elementi con caratteristiche simili, Maria Curie conia il termine "radioattivo" per designare elementi instabili, il cui nucleo decade con emissione di radiazioni.

Donna di grande cuore e innamorata della scienza, Maria Curie decide di non depositare il brevetto internazionale per il processo di isolamento del radio e sceglie invece di lasciarlo libero per permettere alla comunità scientifica di effettuare ricerche senza ostacoli e favorire così il progresso in questo campo.

Prima donna ad essere ammessa all’insegnamento alla Sorbona, premio Nobel per la Fisica nel 1903 e per la Chimica nel 1911, Marie Curie è stata l'unica donna tra i quattro vincitori di più di un Nobel e, insieme a Linus Pauling, l'unica ad averlo vinto in due aree distinte.

La prima guerra mondiale la vede al fronte intenta a curare i soldati grazie all’aiuto di automobili attrezzate con apparecchiature ai raggi X e gli anni successivi la vedono negli Stati Uniti a raccogliere fondi per continuare le ricerche sul radio.
Fonda a Parigi l’Institut du Radium (oggi noto come Institut Curie) nel 1909 e nel 1923 ne fonda uno analogo a Varsavia.

Muore il 4 luglio del 1934 di anemia aplastica, conseguenza della lunga esposizione alle sostanze radioattive, e dona all'umanità i risultati delle sue ricerche.  

Dal 1995 riposa al Panthéon accanto al marito Pierre, prima donna ad esservi sepolta per meriti propri; per timore delle radiazioni però, la sua bara è stata avvolta da una camicia di piombo.

A tutt'oggi i suoi appunti di laboratorio successivi al 1890 e perfino i suoi ricettari di cucina sono considerati pericolosi a causa della lunga esposizione alle sostanze radioattive e sono conservati in apposite scatole piombate; chiunque voglia consultarli deve indossare apposite tute protettive.


Ancora una volta quindi mi trovo ad aver scelto una donna di cui non è possibile – sebbene per motivi diversi – consultare il ricettario, ma questo non è un problema: Maria Curie ha coniato il termine radioattivo… e io in suo onore ho preparato un salmone marinato dall’aspetto radioattivo! ^_^ Per darvi un'idea della differenza con il salmone gravlax normale, vi mostro la foto del prima e dopo la cura:



venerdì 9 marzo 2012

Challah, un pane della Madonna!


Donne (St)raordinarie: è questo il titolo del nuovo, entusiasmante progetto delle (st)renne, legato tra l’altro al contest di Stefania Le (St)renne gluten-free, che vede voi impegnati a interpretare lo stesso tema delle (St)renne in chiave gluten-free, e noi in veste di giudici. Le 5 vincitrici del contest di marzo saranno incor(o)nate (St)renne per un mese, e parteciperanno al nostro prossimo progetto nonché a tutto il backstage ad esso legato; tra tutte le vincitrici di ogni mese (da settembre 2011 a giugno 2012) sarà estratto un nominativo che vincerà un week-end per due persone al Baglio Costa di Mandorla di Paceco (TP), sulla via del sale e del vino.
Donne (St)raordinarie dicevamo, e il tema è piuttosto ampio: potete scegliere un’attrice, una scienziata, una donna politica, il personaggio di un romanzo, l’autrice di un libro (anche di cucina!)… Condizione necessaria e sufficiente: che sia una donna famosa (niente mamme, zie e nonne please, lasciamo gli Avi ad Anna di Masterchef!) e che sia chiaro il legame tra la donna e la ricetta. 
Per avere qualche esempio e cominciare a macinare qualche idea basta guardare le proposte di noi (St)renne nel corso di queste prime 3 settimane di marzo (Ale e Dani il lunedì, Annalù e Fabio il martedì, Stefania il mercoledì, Flavia il giovedì e io il venerdì), e quelle delle (St)renne per un mese che pubblicheranno la quarta settimana del mese (Mai, Eleonora, Greta, Patty e Gaia).
Forza allora! Spremete le meningi e partecipate numerosi!
E adesso parliamo della prima Donna (St)raordinaria a cui dedicherò post e ricetta: Maria di Nazaret.

Non è facile scrivere di Maria di Nazaret, la Madre di Gesù: della sua vita infatti si conoscono pochi fatti essenziali, mentre sul piano teologico e devozionale di lei si è scritto tantissimo. Eppure in questa celebrazione delle Donne (St)raordinarie non posso fare a meno di dedicare a Lei il mio primo post e la mia prima ricetta.
La prima menzione di Maria nei Vangeli è contestuale all’Annunciazione, di cui tra poco ricorre la festa: l’Arcangelo Gabriele appare a una vergine, promessa sposa di Giuseppe, discendente dalla nobile stirpe di Davide, per annunciarle che sarà la madre del Messia. Associata fin dall’inizio alla storia della Salvezza, Maria con il suo umile fa esattamente quello che farà il suo Figlio: assumerà la condizione umana in tutto fuorché nel peccato. Così, mentre Lui vive lo stato del profugo al tempo di Erode, la povertà, il lavoro, la persecuzione, l’ingiusta prigionia, la liberazione al suo posto di un noto ladro e assassino e la morte infamante in croce, lei assume su di se’ la condizione delle ragazze-madri e rischia fin dall’inizio di essere ripudiata dal suo promesso sposo.
La dignità di Maria è tutta in quell’umile e fiducioso al disegno di Dio su di lei, ma la sua grande umiltà (umile e alta più che creatura, dice Dante) non le impedisce di prendere parte attiva nella missione del Figlio: il primo miracolo di Gesù, la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana, avviene proprio perché lei gli forza la mano: accortasi che è terminato il vino, sommo disonore per chi invita, si rivolge direttamente al Figlio con una constatazione (non hanno più vino) che è insieme una richiesta di aiuto; e quando questi un po’ seccato le chiede che cosa vuole che ci faccia (che ho da fare con te, o donna?), lei lo mette alle strette: si rivolge ai servi dicendo loro “fate quello che vi dirà” e lo costringe ad agire.
Donna Ebrea osservante, la sua vita si svolge tra le mura di casa e le botteghe del villaggio, ma con grande discrezione accompagna il Figlio durante tutta la sua missione: lo “costringe” a fare il primo miracolo, è con Lui ai piedi della croce e si trova insieme ai Discepoli nel corso della Sua prima apparizione al cenacolo, dopo la resurrezione.

Sfortunatamente per noi foodblogger le ricette di Maria non ci sono pervenute: ve lo immaginate il ricettario della Madonna? 😇 Sappiamo  però per certo che in occasione della Presentazione di Gesù al Tempio preparò pani e focacce per l’offerta rituale.
Uno dei pani della festa tipicamente ebraici è proprio la Challah, un pane ebraico ricco (contiene infatti uova), oggi diremmo un pan-brioche, tradizionalmente consumato in occasione dello Shabbat e di altre feste (tranne Pesach, che richiede un pane azzimo).


dettagli
Anticamente le donne Ebree ogni volta che facevano il pane mettevano da parte un pezzetto di impasto, chiamato challah, per il Sacerdote (kohen) del Tempio. In seguito alla distruzione del Tempio di Gerusalemme, avvenuta nel 70 dopo Cristo, il pezzetto di impasto veniva bruciato, a ricordo della porzione destinata al Sacerdote.


Nel tempo il termine challah ha preso a designare l'intero pane più che un pezzetto di impasto, e l'abilità nell'intrecciare si è riversata in questa preparazione, molto semplice e squisita. Si va dalla splendida e complessa treccia a 6 capi, agli intrecci più semplici con 2 capi, che sono quelli che ho realizzato io.
La ricetta che ho scelto è tratta dallo splendido libro di Jeffrey Hamelman, e benché di sicuro non sia la ricetta autentica di Maria, sono certa che Lei lo apprezzerà lo stesso. A casa mia è piaciuta parecchio.

sabato 28 gennaio 2012

Zuppa di cicerchie e piselli secchi


Ultima puntata di noi (St)renne fondatrici, che prelude alla settimana in cui pubblicheranno le nostre (St)renne per un mese, le blogger cioè che hanno vinto la tornata novembrina del

venerdì 20 gennaio 2012

Jota Triestina


Avevo già accennato, mi pare, al fatto che la mia auto non è propriamente uno degli ultimi modelli usciti sul mercato. Il fatto è che nella top ten delle mie attività preferite la guida non figura proprio. Per essere più precisi, si trova all'ultimo posto della top 1000
di conseguenza dell'auto non me ne è mai importato un granché. La mia definizione di automobile è "veicolo con 4 ruote e un motore, per condurre il quale occorre avere la patente" ed eccezion fatta per le prime due macchine, ho sempre riconosciuto i miei automezzi dalla targa (con qualche brutta figura seminata qui e là). Ho sempre posseduto auto di seconda mano e le ho sempre tirate fino all'ultimo rantolo, quando erano pronte per spirare tra le braccia del demolitore. 

Anche il Catorcino, come lo chiamavo affettuosamente (o Vecchio Catorcio, come lo chiamava il Dolce Principe), ha seguito la stessa sorte dei suoi predecessori. L'inizio della fine è cominciato quando l'autoradio ha smesso di funzionare. Un annetto dopo anche la chiusura centralizzata ha cominciato a fare le bizze: ogni volta che pioveva si azionava automaticamente, aprendo e chiudendo freneticamente le portiere fino a quando la batteria non si scaricava, motivo per cui ho dovuto farla disabilitare dall'elettrauto. Il Catorcino si è vendicato dell'affronto chiudendo risolutamente le portiere posteriori, così che per aprirle occorreva fare leva dall'interno passando per lo sportello anteriore e nel contempo premere la maniglia e tirare dall'esterno. Dopo qualche anno di questo maneggio, il Catorcino ha trovato il modo di tenere saldamente chiuse le portiere posteriori, senza possibilità alcuna di aprirle e a quel punto è entrata in campo la grande capacità di contorsionismo della Pulcetta, che ogni volta che la portavo in giro si arrampicava tra i due sedili anteriori prima di arrivare a quello posteriore. Abbiamo continuato così ancora per qualche anno, fino a quando un paio di mesi fa il finestrino dal lato del guidatore, comandato elettricamente, non ha rifiutato di aprirsi. Restava solo il finestrino del lato passeggero e mi stavo giusto chiedendo quanto tempo sarebbe passato prima che entrasse in sciopero pure quello, quando mi è capitata l'imperdibile occasione di acquistare un'auto usata in ottime condizioni a un buon prezzo. L'acquisto ha segnato la fine del Catorcino, che ho portato a rottamare con non poco rimpianto e mezzo serbatoio di benzina che non sono riuscita a recuperare.  
Ma il più dispiaciuto di tutti nell'apprendere della rottamazione del Catorcino è stato lui, il Dolce Principe: "Zia, ma hai comperato una macchina nuova? Che peccato, adesso non ti posso prendere più in giro sul tuo Vecchio Catorcio!
Non preoccuparti amore, sono certa che troverai altri spunti...

Ma basta con i discorsi tristi: parliamo della ricetta di oggi, che fa parte del nuovo progetto delle (St)renne legato alle zuppe della tradizione. Nel corso della settimana siete già passati da Ale e Dani, Annalù e Fabio, Stefania e Flavia
Oggi tocca a me proporre una zuppa, e questa è proprio speciale. La ricetta è di Giorgio e Valeria, la coppia più simpatica e fuori di testa dell'MTChallenge, e io ho avuto l'immenso piacere di gustarla, preparata dalle loro abili mani, un paio di anni fa. E' una minestra robusta, fatta apposta per contrastare il gelo polare di questi giorni, e l'ho gustata con immenso piacere. E' più buona il giorno dopo e l'ideale per prepararla sono i fagioli borlotti di Lamon, che hanno la caratteristica di rimanere perfettamente integri anche dopo ore e ore di cottura. Se però non trovate i preziosi legumi, o se il loro prezzo è un po' fuori dalla portata delle vostre tasche (io ho trovato una confezione da 300 g a € 4,50), sostituiteli con dei fagioli borlotti normali.
Essenziale alla preparazione è la carne affumicata di maiale, stinchetto o costine. Se non trovate questa lasciate perdere e non cedete alla tentazione di sostituirla con lo speck, che perde tutto il suo sapore in cottura.

venerdì 13 gennaio 2012

Gerstsuppe - Zuppa d'orzo e verdure


Che non sia la solita zuppa, l'avete già capito: a poco più di un anno dalla fondazione del gruppo, le (St)renne si sono già connotate come un gruppo di blogger sicuramente matte, ma con gli zoccoli saldamente ancorati a terra e se lo scorso anno in questo periodo vi
abbiamo proposto una serie di ricette per smaltire gli avanzi della tavola delle Feste, quest'anno vi proponiamo una raccolta di ricette di zuppe fumanti.
Niente minestrine light che facciano pensare a tristi diete post-bagordi, ma Mine-(ST)renne attinte dalla nostra tradizione culinaria, zuppe spesse e corpose, corroboranti al punto giusto e che scaldino il cuore, oltre al corpo. Zuppe antifreddo che scacciano la malinconia e che fanno pensare ai tempi andati, quando nel pentolone di rame sospeso sul camino sobbolliva una robusta minestra profumata.

Avete già gustato il minestrone alla genovese di Alessandra, la pasta, patate e provola di Annalù, la Ciorba di Stefania e il Ricucùricò di Flavia; oggi tocca a me proporre una ricetta altoatesina che amo particolarmente, perché riunisce ingredienti semplici e saporiti e mi ricorda le cene dopo una intensa giornata trascorsa sulla neve.
E non dimenticate che se per le prime tre settimane postiamo noi, la quarta settimana è dedicata alle (St)renne per un mese, che hanno vinto la seconda tornata del contest di Stefania sulle (St)renne gluten-free: si avvicenderanno quindi Greta, Eleonora, Loredana, Simonetta e Mai (non necessariamente in quest'ordine ^_^) con le loro proposte.
Volete partecipare anche voi alla prossima raccolta delle (St)renne, condividendo il nostro backstage e concorrendo all'estrazione di un week-end per due persone in un agriturismo in Sicilia? Correte da Stefania per saperne di più e... in bocca al lupo! 

lunedì 9 gennaio 2012

Cannelloni alle verdure (Sorelle Simili)

Che cosa rimane dopo le Feste Natalizie appena trascorse: 

1) Il Dolce Principe mi ha confidato che i miei baci non sono bavosi, ma che lo diceva solo per prendermi in giro (e che quindi continuerà a farlo). 

2) Il giro-vita è aumentato a dismisura e occorre fare qualcosa al riguardo, perché dopo aver dato fondo ai risparmi di una vita per acquistare libri di cucina e non solo, non posso permettermi di cambiare pure il guardaroba.

3) L'amicizia è un dono prezioso che va trattato con cura perché allora non muore mai, neppure se è l'amico stesso a morire.

4) Oggi inizia il nuovo, entusiasmante progetto delle (St)renne: una raccolta di ricette di zuppe della tradizione, per scaldare il freddo (tranne per qualcuno che ha le stagioni invertite ^_^) inverno, dallo scanzonato titolo Mine-(ST)renne's.   
Non la solita minestra insomma, e vorrei ringraziare di cuore la bravissima Mai, che ha creato per noi lo splendido logo. 

Oggi è il turno di Alessandra, domani toccherà ad Annalù, mercoledì a Stefania, giovedì a Flavia e venerdì ci sarà la mia ricetta. 
Noi (St)renne pubblicheremo per le prime tre settimane le nostre proposte, mentre nel corso della quarta settimana pubblicheranno le (St)rennine che hanno vinto la scorsa tornata del contest di Stefania sulle (St)renne gluten-free: si avvicenderanno quindi Greta, Eleonora, Loredana, Simonetta e Mai (non necessariamente in quest'ordine ^_^) con le loro proposte.

mercoledì 4 gennaio 2012

La tavola delle feste secondo le (St)renne: (St)rè Chic! Il pdf

É pronto il pdf!!!! Anzi, siccome a Natale siamo tutti più buoni e la Befana sta per arrivare, i pdf sono addirittura due, con la tavola delle feste declinata nella versione "per pochi" e in quella "per tutti", vale a dire gluten-free, ma senza stress. Un gluten-free in altre parole che non ci vede alla ricerca affannosa di prodotti dietoterapici, ma che richiede solo di osservare qualche accorgimento per presentare piatti gustosi e sciccosi che possano essere mangiati tranquillamente da tutti.

 
 
Se a questo aggiungiamo che alla cucina gluten-free è legato uno strepitoso contest con scadenza a giugno 2012 che vede come premio finale un week-end per due persone all'Agriturismo Baglio Santa Croce di Paceco e come premio intermedio la partecipazione al backstage delle (St)renne per un mese, direi che vi conviene correre sul blog di Stefania, leggere il regolamento e partecipare alla prossima tornata del concorso, che avrà inizio il 9 gennaio.

Nel frattempo godetevi questi due pdf e magari sperimentate qualche ricetta da presentare alla tavola dell'Epifania, perché il nuovo anno inizi sotto i migliori auspici. :-D

lunedì 5 dicembre 2011

Quaglie all'uva (Paul Bocuse)



Sono reduce dal week-end più divertente che riesca a ricordare: per il primo anniversario dalla nascita delle (St)renne abbiamo infatti voluto fare un piccolo raduno tra di noi, per poterci finalmente riabbracciare tutti quanti, raccontarci le ultime novità, abbozzare qualche progetto per il futuro e soprattutto stare insieme.
Non abbiamo dormito un granché (la prima sera, dopo aver mandato mariti e figli a dormire, siamo stati su a chiacchierare fino a lle 3 passate) ma abbiamo riso a crepapelle, roba da avere le lacrime agli occhi, abbiamo mangiato divinamente e ci siamo divertiti enormemente. 
Il week-end è trascorso in un lampo, eppure siamo stati proiettati in una dimensione spazio-temporale diversa in cui il tempo si è dilatato, tanto è stato vissuto intensamente da tutti noi. Le gag si sono moltiplicate, alcuni scherzi programmati hanno preso una piega inaspettata e sono riusciti in un modo inaspettato anche per chi li ha programmati.
(St)renne forever insomma, ed è proprio alle (St)renne e alle (St)rennine che dedico questa splendida ricetta del grande Bocuse.

I LOVE YOU, MY FRIENDS!!!!
 
◕‿◕

QUAGLIE ALL'UVA
Da Paul Bocuse – La cucina del mercato – Guido Tommasi Editore

venerdì 25 novembre 2011

Raviolone di mare


Seconda puntata del progetto (St)rè Chic che vede coinvolte le (St)renne fondatrici e le
(St)renne per un mese, vincitrici della prima tornata del contest gluten-free di Stefania. Il tema è la tavola delle feste e invito anche voi a partecipare alla seconda tornata del contest, che scade il 10 dicembre, proponendo ricette gluten-free da presentare per le prossime Feste: avrete la possibilità di diventare anche voi (St)renne per un mese partecipando al nostro backstage, pubblicando la vostra ricetta per il prossimo progetto delle (St)renne nell'ultima settimana del progetto e partecipando all'estrazione del superbo premio finale: un week-end per due persone al Baglio Costa di Mandorla nel trapanese, sulla via del sale e del vino.

Come di consueto ci passiamo il testimone: lunedì pubblicano Ale e Dani, martedì Annalù e Fabio, mercoledì Stefania, giovedì Flavia e venerdì io; in coda a noi, nel corso della quarta settimana, pubblicheranno anche Emanuela, Eleonora, Giulia, Mai e Stefania, perché quando si fa festa è bello essere in tanti! :-D

venerdì 18 novembre 2011

Christmas Pudding al triplo cioccolato




Sono ripartite le (St)renne, e sono ripartite alla grande: a un anno esatto dalla fondazione del gruppo, nato da un'idea geniale di Alessandra Gennaro, ci siamo ritrovate con una "stalla allargata" a parlare della tavola delle feste. Il merito dell'allargamento del gruppo è tutto di Stefania, che ha indetto il contest "(St)renne sì, for gluten-free" nel corso del quale i partecipanti devono reinterpretare il tema delle (St)renne in chiave gluten-free. Il contest si svolge nell'arco di 9 mesi (astenersi spiritosoni ^_^) ed è partito in settembre. I giudici siamo noi (St)renne Fondatrici e scegliamo di volta in volta le 5 ricette che secondo noi hanno interpretato meglio il tema trasformando ricette normali in ricette senza glutine senza usare prodotti dietoterapici. I vincitori di ogni edizione diventeranno (st)renne per un mese, partecipando al nostro backstage e pubblicando le loro ricette in coda alle nostre, nell'ultima settimana del progetto. Tra tutti i vincitori dei singoli temi, le (St)renne selezioneranno il vincitore finale, che avrà uno splendido premio: un week-end per 2 persone nello splendido Baglio Costa di Mandorla a Petrosino (TP). 



Le vincitrici della prima tornata del contest sono state Emanuela di Arricciaspiccia, Eleonora di Burro e Miele, Mai de Il Colore della Curcuma, Stefania di Profumi & Sapori e Giulia di Rossa di Sera
Da oggi per 3 settimane le (St)renne pubblicheranno le loro proposte per la tavola delle feste; la quarta settimana sarà il turno delle (St)rennine, come le abbiamo affettuosamente soprannominate, e naturalmente anche le loro ricette finiranno nel pdf ufficiale delle (St)renne. 

A scanso di equivoci preciso subito una cosa: le ricette delle (St)rennine potranno non essere gluten-free, per rientrare nel pdf. Se però loro vogliono partecipare anche a questa tornata del contest, possono pubblicare una ricetta gluten-free: chi ha detto che non si può vincere due volte il premio parziale? :-D


Passiamo adesso al tema delle (St)renne: la tavola delle feste. Chiaramente le prime feste a cui ci viene da pensare sono quelle natalizie che si stanno avvicinando a grandi passi, ma proporremo in generale dei piatti da gran festa, quella che vede la famiglia riunita attorno a una tavola imbandita, dove il cibo è la sinfonia che fa da sottofondo alla gioia di stare insieme.


Come prima ricetta ho pensato di proporre l'inglesissimo Christmas Pudding, nella versione del mio adorato Paul A. Young, l'uomo che mi ha conquistata nel momento in cui ho assaggiato i fondant con ganache al basilico preparati seguendo la sua ricetta. 
Non avevo mai preparato questo dolce in vita mia, e quando ho letto nell'introduzione alla ricetta “se solo una volta nella vita preparerete un Christmas Pudding, allora fate questo” ho pensato: OBBEDISCO!!!!! :-D


Il Christmas Pudding va preparato con un certo anticipo rispetto alla data di consumo, perché deve maturare al fresco (in una camera non riscaldata, ho letto da qualche parte; in balcone ben riparato dentro un armadietto, ho deciso io). Ho consultato diverse ricette e ho constatato che i tempi di maturazione del dolce variano parecchio dall'una all'altra. La ricetta più comune viene preparata l'ultima domenica di novembre, detta stirrup Sunday (domenica del mescolamento) perché è tradizione che ciascun membro della famiglia agguanti il cucchiaio di legno e dia una bella mescolata all'impasto del pudding esprimendo un desiderio per l'anno a venire. 
Ho però visto anche ricette che richiedono fino a 3 mesi di maturazione. 
Nel libro di Paul viene riportato quanto segue: idealmente, il pudding non dovrebbe essere consumato prima di otto settimane dalla preparazione
Insomma, ognuno si regoli come crede, io ho cominciato a prepararlo il 28 ottobre per gustarlo a Natale (barando di un paio di settimane); mi dispiace che a causa della tempistica di programmazione delle (St)renne sono costretta a pubblicare solo oggi la ricetta. 
Attualmente il mio Christmas Pudding è quindi in pieno work in progress e le immagini del prodotto finito sono state prese dal web per darvi un'idea del risultato finale; mie sono invece le fotografie delle varie fasi, e aggiornerò questo post con la foto finale del pudding fatta da me quando lo servirò in tavola, completo di commenti su consistenza e sapore.
Chiaramente non è un dolce per bambini, dato l'elevato tenore alcolico.

Avrei potuto usare un frullatore o la planetaria per prepararlo, ma ho voluto ricorrere al caro, vecchio cucchiaio di legno (quello destinato alle sole preparazioni dolci, ovviamente), per cercare di immedesimarmi in una tradizione secolare a me sconosciuta e nella quale voglio entrare in punta di piedi.

Quando ho letto della cottura a bagnomaria in una pentola capiente mi sono congratulata con me stessa: una decina di giorni prima di cimentarmi avevo infatti acquistato una bella pentola da brodo della capacità di 10 litri perché ero stufa di mettere in mezzo 3 pentole ogni volta che preparavo il brodo di carne. Curiosamente, il battesimo di questa pentola è avvenuto con questa ricetta di Paul: quale migliore auspicio per i suoi usi futuri? :-)

venerdì 30 settembre 2011

FILETTO DI CINTA ROSATO E FICHI GLASSATI

Nel fine settimana del 17-18 settembre sono stata a Prato con la mia amica Cristina (ne scriverò domani o domenica), una città davvero deliziosa e a misura d'uomo dove mi sono trovata benissimo. Cristina è molto amante dell'arte e, benché specializzata sulla città di Milano, mi ha fatto gustare le opere che abbiamo visto: dalle splendide chiese (San Francesco ha una sala capitolare che è un gioiellino) alle opere d'arte ivi racchiuse, mi ha spiegato per filo e per segno le differenze tra i vari stili e la decorazione tipica del gotico pisano, così anche se sono ignorante come una capra, la prima volta che mi capita di andare in Toscana butterò lì con nonchalance : "Guarda quella chiesa in stile romanico, con decorazione in stile gotico pisano!" e farò la mia porca figura, tutto grazie a lei (minimo sforzo per un massimo risultato: il mio motto!!! ^_^).

Vorrei poter dire che ho approfittato della visita in Toscana per fare il pieno di prodotti toscani, ma complice uno sciopero ferroviario che ci ha bloccate a Prato visto che non volevamo spostare la macchina (e chi la parcheggiava più, in centro, di sabato sera?), ci siamo limitate al mercatino locale, che però proponeva solo sapori europei e anzi, in prevalenza mitteleuropei.Abbiamo così gustato dell'ottimo stinco di maiale arrosto marinato nella birra scura, acquistato sidro e aceto di sidro di Normandia, biscotti alla cannella dall'Olanda, senapi dagli aromi più strani e tante altre cosucce particolari, ma di prodotti locali non c'era neppure l'ombra.

Fortunatamente l'autore della ricetta che ho scelto per l'ultima puntata delle (st)Renne coi fichi* ci concede graziosamente di utilizzare anche il filetto di un maiale semplice, in mancanza della più pregiata cinta; posso solo immaginare quanto sia buona quest'ultima, ma vi garantisco che pure col filetto di maiale comune questa preparazione, facile e veloce, è deliziosa.

* E' l'ultima puntata per noi (st)Renne, ma voi avete tempo fino all'8 ottobre per postare ricette gluten-free con i fichi e mettere il link da Stefania, vincendo la possibilità di diventare (st)renna per un mese partecipando ai nostri backstage e la possibilità di concorrere al premio finale, un week-end per 2 persone presso l'Agriturismo Baglio Costa di Mandorla di Paceco (TP); e adesso che sappiamo che lì vicino, a Petrosino, fanno un ottimo aceto balsamico, direi che il premio si fa ancora più allettante!!! :-D


venerdì 23 settembre 2011

Soufflé di Castelmagno (gluten-free) con salsa di fichi al Porto

Le esternazioni di Stefania-Nata-Stanca ^_^ di mercoledì mi hanno fatto riflettere sulle nostre similitudini, date forse dalle comuni origini che affondano le radici nella bella e assolata Trinacria. Pensandoci meglio però, direi che non sono nata stanca, non proprio; diciamo che preferisco riposarmi prima ancora di stancarmi, così sono meglio in grado di affrontare le fatiche che mi aspettano. ^_^

Da che mi ricordo poi, sono sempre stata del partito del Minimo Sforzo per un Massimo Risultato, anche se purtroppo ho spesso dovuto constatare che questa politica non paga, perché se si vuole riuscire - nella vita o in cucina - qualche piccolo sforzo in più occorre farlo. Qualche sforzo, sì, ma sempre commisurato al risultato cui si mira, e se è possibile
sforzarsi un pochino di meno, è meglio.

Questo è uno dei motivi che mi hanno sempre spinta ad evitare i soufflé, preparazioni particolarmente difficili che hanno il difetto di sgonfiarsi rovinosamente non appena escono dal forno, malgrado la cura che si mette a prepararli.
Mi sono invece dovuta ricredere quando ho provato le meravigliose ricette di Knam, così perfette e bilanciate che la preparazione, pur sgonfiandosi inevitabilmente un pochino, rimane soffice e compatta e resiste tranquillamente anche all'operazione sforma-e-capovolgi fatta dalla più maldestra delle cuoche in erba, cioè la sottoscritta. 
Credetemi, benché un pochino si sia adagiato, come testimonia la "ruga" a metà altezza, è rimasto sofficissimo ed è favoloso, oltre ad essere semplice e abbastanza veloce da preparare. Un minimo sforzo per un massimo risultato, insomma. :-))








SOUFFLE' DI CASTELMAGNO CON SALSA DI FICHI AL PORTO
Da E. Knam – Soufflé mignon – Bibliotheca Culinaria





Per 4 persone

Per i soufflé:
100 g Castelmagno
100 g latte fresco intero
50 g burro
30 g farina di riso (ma va bene anche la 00)
20 g Parmigiano Reggiano grattugiato
10 g senape di Digione (1 cucchiaio)
4 albumi
3 tuorli
1 pizzico di noce moscata
sale
pepe bianco di mulinello
burro e farina per gl stampi

Per la salsa di fichi:
200 g fichi freschi maturi
50 g Porto


Imburrare e infarinare 4 stampi monoporzione da soufflé.
Preriscaldare il forno a 200 °C e mettervi dentro una capace teglia con 2-3 dita d'acqua.

Preparare la salsa: pelare i fichi e farli macerare nel Porto per 1 ora.
Frullare e servire con i soufflé (io ho preferito lasciare la polpa dei fichi intera, schiacciandola con una forchetta).

Preparare i soufflé: versare in una casseruola il latte, il burro, una grattatina di noce moscata, il sale e una macinata di pepe bianco. Portare a bollore, aggiungere la farina e mescolare bene per 1 minuto.
Togliere dal fuoco, incorporare i 3 tuorli, il Castelmagno grattugiato*, il Parmigiano e la senape. Montare gli albumi a neve non troppo ferma (stadio dei picchi morbidi) e unirli delicatamente al composto precedente.
Versare negli stampi riempiendoli fino a ¾ e cuocerli a bagnomaria per 16 minuti.
Far raffreddare qualche minuto (io li tengo nel forno spento, con lo sportello leggermente aperto, per altri 5 minuti), poi metterli nei piatti e servire insieme alla salsa di fichi al Porto.



*Io non so come abbia fatto Knam a grattugiare il Castelmagno: a me si sbriciolava, tanto che ho ben presto abbandonato l'epica impresa e mi sono messa a sbriciolarlo a mano. Non preoccupatevi di qualche eventuale grumo più grosso, si scioglieranno al calore dolce della cottura a bagnomaria.


A lunedì con Ale e Dani e partecipate tutti al contest di Stefania "Le (st)Renne gluten-free"! :-D   Il premio finale è un favoloso week-end per due persone in un agriturismo, i premi intermedi sono... far parte delle (st)renne per un mese!!! :-D